Quasi il 90% dei venture capitalist ritiene che le esperienze vissute da imprenditori donna o appartenenti a una minoranza etnica rappresentino un vantaggio competitivo
Il sondaggio, Beyond the VC Funding Gap, ha coinvolto quasi 200 società di venture capital con sede negli Stati Uniti e diversi imprenditori che hanno raccolto capitali attraverso il venture capital
Tuttavia secondo lo studio i venture capitalist sono piuttosto rigidi nell’applicare i propri standard di idoneità e difficilmente guardano a imprese guidate da donne o minoranze etniche come a un’opportunità interessante di rischio rispetto ad altre aree di investimento.
Anche se quasi il 90% dei venture capitalist considera che le esperienze vissute da imprenditori “sottorappresentati” (tipicamente donne e non caucasici) apportino un vantaggio competitivo nell’individuare problematiche da affrontare e mercati da non lasciarsi sfuggire, interpellati sul perché i loro fondi di VC non investano in questo tipo di società, le risposte più tipiche corrispondono a “non è la soluzione giusta per me” piuttosto che “questioni relative al mercato”.
La mancanza di diversità all’interno degli stessi fondi di venture capital – sottolinea Morgan Stanley – contribuisce al gap di finanziamenti delle imprese. Tra i venture capitalist con una maggiore percentuale di ‘diversity’ interna, il 71% lo ritiene un modo efficace per aumentare la diversità delle proprie società e di quelle in cui investono. Tuttavia, solo l’11% degli imprenditori afferma di aver interagito con aziende di venture capital che presentino al loro interno diversità in termini di genere e razza.

