Differenze nella presenza del consulente la si hanno in primis a livello generazionale. I millennial sono più indipendenti nella gestione, rispetto ai loro genitori o nonni
Altra grande differenza è la quantità di patrimonio. In teoria più questo sale e più il consulente è richiesto, ma c’è un nutrito gruppo di Hnwi che è autonomo
Il report evidenzia inoltre un dato molto interessante. In generale chi ha un patrimonio elevato si accompagna sempre da un consulente. Ma c’è anche una nicchia sempre più importante che ha deciso di abbandonare il proprio consulente e di gestirsi in modo del tutto autonomo gli investimenti e la sua ricchezza. Stessa sorte per chi ha invece un patrimonio meno elevato. In questo caso la percentuale di assenza del consulente è addirittura maggiore. Chi si rivolge alla consulenza rimane una piccola e minoritaria fetta di clienti.
Altra differenza che viene fatta è a livello generazionale. Il 52% dei millennial risulta essere investitori autonomi. Solo il 6% dichiara di aver bisogno di un consulente per gestire i propri affari. Dall’altro lato il 23% degli investitori anziani ha al suo fianco sempre un consulente e solo il 36% è autonomo nel prendere decisioni finanziarie.
Attenzione però perché i millennial rifiutano il consulente solo in una prima fase della loro vita. Più vanno avanti e dunque, si sposano, hanno figli, ecc e sempre di più chiedono l’aiuto della consulenza per gestire e cambiare l’allocazione. Ovviamente molto resta nelle mani dei consulenti che devono far capire a questi clienti il valore aggiunto che loro potrebbero dare nella gestione del portafoglio.

