La strada che, per legge, porterà le auto elettriche verso il mainstream del mercato europeo è ormai spianata. Il parlamento europeo, avallando un precedente accordo del Consiglio, ha votato per bandire dalla vendita le auto endotermiche nuove (come benzina e diesel) a partire dal 2035.
La notizia non giunge nuova alle orecchie degli investitori (oltre che degli automobilisti) dal momento che il pacchetto Fit for 55 presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021 già delineava questo obiettivo come parte della strategia per la transizione ecologica. I costruttori automobilistici europei, da parte loro, si sono già mossi per aggiornare i piani industriali con nuove auto ormai orientate alla nuova mobilità a basse emissioni. Alcuni attori del settore potrebbero approfittare di questa svolta normativa meglio di altri, con vincitori e vinti in quelle che saranno le future quote nel mercato dell’auto.
Ue,la tabella di marcia verso l’elettrico
Al nuovo mondo elettrico si arriverà in fretta, ma comunque per gradi: nel 2030, secondo il testo approvato dall’Europarlamento, le emissioni delle auto e dei veicoli commerciali (van) dovranno essere tagliate rispettivamente del 55% e del 50%. Significherà una produzione relativamente più elevata di veicoli elettrici. In parallelo andranno via via a ridursi gli incentivi per chi produce più auto a auto a zero e basse emissioni (entro i 50 grammi di CO2 per chilometro) rispetto al livello minimo previsto. Tale asticella sarà innalzata al 25% per le auto e al 17% per i van fra il 2025 e il 2029. Dal 2030, non ci saranno più soglie oltre le quali si percepiscono incentivi produrre auto a basse emissioni.
“Questi obiettivi creano chiarezza per l’industria automobilistica e stimolano l’innovazione e gli investimenti delle case automobilistiche”, ha commentato il relatore del regolamento Jan Huitema, “l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno più economici per i consumatori e il mercato dell’usato emergerà più rapidamente. Questo rende la guida sostenibile accessibile a tutti”.
Una sfida per i costruttori europei e nordamericani
All’interno dell’industria automobilistica europea non sono poche le voci illustri che hanno manifestato dubbi sull’accessibilità economica della futura auto elettrica. I costi iniziali dell’acquisto per una vettura di segmento A e B (citycar e piccole), quelle più diffuse nel mercato del Vecchio Continente, rischiano di salire considerevolmente in quanto la tecnologia elettrica è, di base più costosa. Non solo: la possibilità di estrarre utile dalle auto più piccole e diffuse è più difficile per i costruttori europei, che sono costretti a importare dall’Asia la parte più preziosa della catena del valore: le celle delle batterie. Per questa ragione, aveva dichiarato Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Co in una recente intervista a We Wealth, i costruttori di auto elettriche cinesi ed asiatici, come BYD e Nio, partono con un vantaggio sui costi di produzione notevole rispetto alle controparti europee e nordamericane. Sarà, in breve, una concorrenza temibile – in qualche modo accelerata dal quadro normativo europeo, che imporrà alle case italiane, tedesche e francesi di competere su un terreno su cui partono svantaggiate.
Europa, rapida accelerazione: diventerà mercato di riferimento per l’elettrico
Secondo le stime pubblicate da Goldman Sachs, la Cina, con una quota di mercato del 20% nel 2022 è il mercato automobilisti nel quale l’elettrico è più rilevante, ben davanti all’11% dell’Ue. Complici le normative comunitarie, però, la quota di elettrico nella vendita di auto nuove andrà ad accelerare dopo il 2025, raggiungendo il 72% nel 2030: entro quell’anno, l’Ue diventerebbe il mercato in cui, in proporzione e in assoluto, si venderanno più auto elettriche.
Comprendere sin da ora quali saranno costruttori che vinceranno la battaglia nella trasformazione dell’industria automobilistica è materia di accesa riflessione fra gli analisti. “Anche se prevediamo che il bacino di profitto per i veicoli elettrici aumenterà da 1 miliardo di dollari a 110 miliardi di dollari le case automobilistiche tradizionali vedranno inevitabilmente un calo dei profitti derivanti dai veicoli a benzina”, ha affermato a inizio febbraio un report di Goldman Sachs, “la concorrenza sarà probabilmente dura, ma vediamo un considerevole potenziale di crescita per i produttori di veicoli elettrici puri che riusciranno a prevalere”.
Fra i maggiori titoli azionari di case automobilistiche seguiti dagli analisti di Goldman Sachs i rating meno entusiasmanti, neutrali, riguardano Renault, Volvo, Ford, Mazda e Volkswagen. Sono invece “buy” gli altri big dell’industria: da Tesla a Stellantis, passando per Toyota e General Motors.
Fra i produttori cinesi su cui la banca d’affari americana ha una visione rialzista ci sono le già citate Nio, BYD, ma anche Li Auto una delle startup automobilistiche cinesi più interessanti.
Non solo auto, ma anche batterie come opportunità d’investimento
In verità, nella transizione verso una mobilità elettrica gli investitori non dovrebbero sottovalutare l’investimento anche sulle società che producono le batterie, la cui condizione di sostanziale oligopolio favorisce margini di profitto interessanti. “Il mercato globale sta diventando sempre più concentrato per le batterie per veicoli elettrici, che rappresentano il 25-40% del loro costo totale”, hanno affermato gli analisti di Goldman Sachs, “nel 2020, le prime cinque case automobilistiche detenevano una quota di mercato globale del 41%, mentre i primi cinque produttori di batterie avevano una quota globale dell’83%. Riteniamo che il potere di determinazione dei prezzi si sia spostato sempre più verso i produttori di batterie, il che rende l’ambiente più favorevole al conseguimento di utili più elevati”.
Qualche nome fra quelli che Goldman valuta con raccomandazione d’acquisto: LG Chem, Samsung SDI, SK Innovation o Gangfeng Lithium.
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