Wall Street: il dilemma 2024, ancora Mega cap o riscossa delle small cap?
Il mondo delle small cap ha sofferto negli ultimi due anni, performando peggio rispertto alle big di Wall Street. Ora che il consensus prevede un’economia in tenuta, quali le prospettive per le piccole imprese statunitensi?
Nella botte piccola c’è il vino buono e questo è stato vero, per lungo tempo, anche sui mercati, con le piccole e medie imprese capaci di sovraperformare nel lungo periodo rispetto a quelle più grandi. Tuttavia, negli ultimi due anni, tra inflazione alle stelle, avversione al rischio e alti tassi di interesse, la situazione si è invertita. Ma adesso, con gli investitori che tornano a guardare ai fondamentali e lo sconto delle valutazioni sulle small cap appare sempre più interessante, è il momento di tornare a puntare sulle ‘piccole’ di Wall Street?
Guardando quanto successo a fine 2023, con il Russell 2000 – indice composto da circa 2.000 società a piccola capitalizzazione di Wall Street – che ha archiviato il miglior dicembre di sempre, gli investitori stanno già riscoprendo le virtù delle small cap.

Focus si sposta dai beni ai servizi
Nonostante gli alti tassi di interesse che hanno caratterizzato lo scorso anno, l’economia statunitense si è mostrata particolarmente resiliente, con una crescita del 5,2% annualizzato nel terzo trimestre 2023, un ritmo che non si vedeva da almeno due anni. Nel frattempo l’inflazione, nonostante la lieve risalita di dicembre, si trova ben sotto il piccolo del 9,1% che si è toccato a giugno 2022 e sempre più vicina al target del 2% fissato dalla Federal Reserve. Sicuramente a sostenere l’economia statunitense sono stati i consumatori, anche spinti da un mercato del lavoro forte e dagli aumenti salariali. Inoltre, secondo Curt Organt e Matt Mahon, portfolio Manager US Smaller Companies Equity Strategy di T. Rowe Price, la situazione non cambierà a breve perché: “I consumatori statunitensi sono meno esposti al forte aumento dei tassi di interesse rispetto a molti altri Paesi. La maggior parte dei mutui delle famiglie statunitensi – circa il 90% – sono a tasso fisso. In breve, i bilanci individuali sono in condizioni migliori rispetto a prima della pandemia, dando ai consumatori la fiducia necessaria per continuare a spendere”. Ma l’equilibrio sta cambiando, i trend di spesa stanno cambiando: se prima il focus era tutto sui beni, ora si sta muovendo verso i servizi, quindi a favore delle piccole medie imprese. Le small cap che si trovano, al momento, in una posizione interessante anche perché durante la pandemia si sono mosse rapidamente per ridurre o rifinanziare il proprio debito, arrivando oggi con bilanci sani, maggiore liquidità e minore esposizione alle fluttuazioni dei tassi di interesse.
Small cap: tra diversificazione e produttività
Guardando ai confini statunitensi, lo sguardo viene subito catturato dalle cosiddette Magnifiche Sette (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla) che da sole occupano il 28% dell’indice S&P500. Eppure puntare su questi super titoli ha dei rischi e non si tratta solo delle valutazioni da capogiro delle loro azioni. C’è infatti il nodo diversificazione. Dal canto loro le società più piccole offrono un’esposizione molto più diversificata, senza contare che si tratta di una parte del mercato destinata a crescere nei prossimi anni: con il CHIPS and Science Act e l’Inflation Reduction Act, la Casa Bianca si è impegnata a investire nell’attività manufatturiera made in US. Gli esperti sono quindi convinti che “le aziende più piccole, che tendono a essere più orientate all’economia nazionale, potranno beneficiare di questo spostamento concertato dalla globalizzazione”.
È innegabile che l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse abbiano offuscato e, in molti casi, limitato le prospettive di crescita delle società più piccole, ma questo non significa che le small cap debbano essere in secondo piano. Dalla loro, queste aziende hanno spesso un grande potere di determinazione dei prezzi, infatti operano in settori poco serviti o di nicchia, come il fintech, il gaming, l’energia verde, l’e-commerce e l’agricoltura oltre a fornire servizi e prodotti critici per aziende più grandi. In tal senso, anche nel caso in cui iniziano a subire pressioni inflazionistiche o aumento dei costi produttivi, potranno trasferire questi costi ai clienti, proteggendo i loro margini di profitto.
“In quest’ottica – considerando anche la probabilità che gli Stati Uniti vadano incontro a un atterraggio morbido – si possono trovare molte buone opportunità nelle small cap, spesso in settori meno studiati, che stanno avendo un impatto significativo in termini di miglioramento della produttività”, concludono Organt e Mahon.

