Sei grandi società pronte a cavalcare l’onda AI
L’intelligenza artificiale fa parte della vita quotidiana da anni, ma negli ultimi 12 mesi il trend sembra veramente esploso. Quali sono le aziende che ne stanno beneficiando a pieno e che caratteristiche dovrebbero cercare gli investitori?
Il 2023 ha un campione indiscusso, l’intelligenza artificiale, che nonostante fa parte della vita quotidiana da anni, quest’anno è esplosa grazie al suo comparto generativo. Basta guardare i riscontri dell’ultima tornata di trimestrali a Wall Street: Nvidia, società specializzata nello sviluppo di chip cruciali per l’implementazione dell’AI, ha più che triplicato i ricavi anno su anno, arrivando a 18,2 miliardi di dollari (+206%) nel terzo trimestre, contro i 16,18 mld stimati.
Ma quali sono le società che possono trarre più vantaggio dall’intelligenza artificiale generativa? Già nei prossimi anni, i primi risultati dovrebbero essere chiari e, gli investitori, “dovrebbero privilegiare le società che presentano una maggiore prevedibilità e sono nella posizione di trarre beneficio dalla crescita strutturale, garantendo rendimenti finanziari più realistici e misurabili”, spiegano gli esperti di Vontobel Asset Management.
I nomi di punta al momento? Ecco le sei stelle AI indicate da Vontobel AM.
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Microsoft abbraccia l’AI e trasforma i software
Microsoft si sta trovando di fronte opportunità quasi a rischio zero se si guarda al comparto dell’intelligenza artificiale. Secondo i dati di Vontobel AM, i ricavi derivanti dall’intelligenza artificiale per Microsoft potrebbero raggiungere circa 20 miliardi di dollari, a fronte di 212 miliardi di dollari di ricavi totali nell’esercizio 2023. Ciò rappresenterebbe un incremento del 9% dei ricavi attuali.
Tra le tante sotto aree di Microsoft, Office Copilot potrebbe essere quella con più potenzialità di integrare al meglio l’AI: dalla stesura alla modifica dei promemoria alla risposta automatica alle e-mail, dalla creazione di presentazioni PowerPoint basate su file esistenti all’utilizzo di Excel per analizzare dati e creare grafici.
Ovviamente non si tratta di un cambiamento immediato, sarà necessario del tempo prima che le società capiscano come le attività basate sull’AI possano aumentare l’assistenza.
Google ampia la sua ricerca
Lo scorso anno, con l’introduzione di ChatGPT, sono subito venuti dubbi sulla vita di Google, eppure nonostante un lancio di altissimo profilo all’inizio dell’anno, i risultati di Google sono rimasti intonsi, con una quota di mercato globale stabile tra il 92% e il 93%. La piattaforma rimane leader nel campo dell’apprendimento profondo e negli LLM ed è anche riuscita a integrare rapidamente nei suoi prodotti l’AI generativa, vista come un fattore di crescita e espansione per la ricerca.
Un altro beneficiario, anche se indiretto, dell’implementazione dell’AI generativa è stato YouTube: se già la piattaforma sfruttava l’intelligenza artificiale per la raccomandazione di contenuti e il targeting di annunci, ora vi sarà una democratizzazione della produzione di contenuti multimediali di alta qualità.
Adobe si apre al marketing digitale per semplificare i flussi di lavoro
Già nel 2016 Adobe aveva aperto le sue porte all’intelligenza artificiale, introducendo Sensei, un vero e proprio strumento di marketing digitale, che permette funzionalità semplificate di editing e condivisione. Da poco ha invece introdotto la nuova funzione Firefly, che è in grado di generare immagini in base al testo, differenziandosi dalle altre applicazioni text-to-image, essendo particolarmente attento alle applicazioni commerciali.
TSMC, il fornitore che trascina l’AI generativa
I semiconduttori rappresentano il 90% del costo dell’hardware dei server di AI, eppure “gli investitori si sono concentrati meno sui player delle fonderie e della memoria perché hanno sede per lo più in mercato emergenti, dove il rischio geopolitico è più elevato”, spiegano gli esperti. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), produttore di chip, gioca un ruolo cruciale in questo quadro. Il presidente dell’azienda ha dichiarato che attualmente la società è in grado di soddisfare solo l’80% della domanda di chip AI e sarà necessario almeno un altro anno e mezzo per raggiungere un’offerta sufficiente. In tal senso il profilo di crescita di TSMC sembra molto positivo, grazie anche a un solido modello di business.
Samsung, quando l’AI dà una mano alla memoria
“Si prevede che un server di IA possa avere una Dynamic Random Access Memory (DRAM) con contenuto di memoria 10 volte superiore grazie alla memoria ad alta larghezza di banda (HBM)”, precisano da Vontobel AM. E questa caratteristica verrà sfruttata da Samsung: l’azienda ha infatti deciso di offrire ai suoi clienti dei server AI con un potenziale di storage molto alto. Basti pensare che Samsung prevede che la domanda di memoria per gli acceleratori di AI raggiungerà l’11% della domanda totale di DRAM entro il 2028, come ignorare questa opportunità?
Accenture, una base solida per offrire soluzioni di intelligenza artificiale
Accenture lavora in tandem con l’intelligenza artificiale da anni, avendo implementato una piattaforma di automazione IT guidata proprio dall’AI all’interno dei suoi modelli di erogazione dei servizi. Ma questo non basta. Nei prossimi tre anni l’impresa intende investire altri 3 miliardi di dollari nell’intelligenza artificiale, prevedendo di raddoppiare la forza lavoro dedicata a quest’ambito fino a 80.000 unità.
Per gli investitori, è importante ricordare che nessun cambiamento può avvenire da un giorno all’altro e nonostante la rivoluzione dettata dall’intelligenza artificiale si stia muovendo a un ritmo inedito, saranno necessari mesi, se non anni, prima di vedere una trasformazione completa. Nel breve termine, il mercato potrebbe correre il rischio di sovrastimare il potenziale di alcune società. Proprio per questo è importante focalizzarsi su aziende con una crescita degli utili prevedibile e sostenibile, così da beneficiare in pieno dei cambiamenti strutturali.


