Azionario europeo: tra falsi miti e nuove opportunità
Mercato europeo tra diversificazione e sostenibilità, ecco i vantaggi
L’Europa è il mercato più diversificato. Ce ne siamo accorti?
Negli ultimi anni il mercato azionario europeo si è trasformato radicalmente, diventando uno dei più equilibrati al mondo. Lazard Asset Management lo ha analizzato da vicino e ha scoperto che offre interessanti opportunità di investimento, vanta una maggiore diversificazione e tratta a sconto rispetto a Wall Street (e non solo)
Una popolazione che invecchia, una crescita economica altalenante, una politica fiscale frammentata e una rinnovata instabilità politica. Queste sono solo alcune delle motivazioni che hanno dissuaso gli investitori dal guardare con interesse verso l’azionario europeo negli ultimi anni. Per molti investitori l’Europa si trova ancora ferma a un modello economico che ormai è stato sorpassato, ma un occhio più attento potrebbe rendersi conto di quanto il profilo del mercato europeo si sia trasformato negli ultimi anni.
Secondo Aaron Barnfather, Managing director di Lazard Asset Management, “nel divario tra la percezione diffusa e la realtà possono nascondersi opportunità di investimento”.
Secondo l’esperto, che ha analizzato da vicino quest’area di mondo, l’Europa è diventata oggi uno dei mercati più equilibrati a livello globale, offrendo una serie di titoli interessanti in settori di crescita. Nel giro di pochi anni il mercato europeo di è radicalmente trasformato, offrendo una diversificazione introvabile negli altri mercati, siano questi sviluppati o emergenti, fattore che contribuisce a ridurre i rischi. Inoltre, le sue aziende stanno crescendo e diventando leader nei loro settori, continuando a godere di un forte produttività finanziaria, eppure, sottolinea l’esperto, “continua a trattare a sconto rispetto ad altri mercati, in particolare rispetto ai titoli statunitensi, e a livelli assoluti storicamente bassi”.
Un mercato che si trasforma, ecco come
Negli ultimi dieci anni il mercato azionario europeo si è profondamente trasformato. Se nel 2010 non vi erano dubbi sul fatto che i titoli finanziari fossero centrali, questi ora, pur rimanendo dominanti, hanno perso buona parte del loro peso specifico a vantaggio di altri settori, come quello sanitario, cresciuto di quasi il 50%. Anche altri comparti si sono ampliati rapidamente, come quello delle tecnologie e dell’informazione che è più che raddoppiato, grazie al successo di grandi nomi, come l’olandese ASML, leader mondiale nell’industria manufatturiera di semiconduttori, ma anche all’espansione di aziende meno note, come l’azienda di misurazione geospaziale Hexagon. Inoltre, altri ancora, come quello dei beni di consumo discrezionali, contano aziende leader a livello mondiale, come il gigante LVMH.
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Una trasformazione che diventa evidente guardando alla composizione settoriale dell’indice MSCI Europe. Ed è proprio analizzando questo che diventa chiaro che l’Europa mette a disposizione degli investitori un asso nella manica che, nonostante la forza del suo mercato, Wall Street, ma anche il Giappone e i mercati emergenti non offrono, ovvero una diversificazione settoriale capillare.
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Questa diversificazione rende il mercato europeo particolarmente equilibrato rispetto ad altri, non puntando tutto su un settore specifico che magari sta performando bene in questo momento, ma non si ha certezza sul futuro. Insomma, “per un’esposizione ai consumi di lusso, alla tecnologia che consente semiconduttori più veloci e potenti, ai chip che sono alla base dell’economia moderna o alle soluzioni ai dilemmi della salute globale, gli investitori possono rivolgersi all’Europa”, suggerisce Barnfather.
Sostenibilità e sviluppo per guardare a un futuro più florido
Guardando al futuro, uno dei più grandi rischi, ma che allo stesso offre più opportunità, è la sfida climatica e l’Europa è ben posizionata per cavalcare questa onda verde. Il vecchio continente è già leader mondiale se si parla di produzione di energia eolica, di tecnologia solare, automazione ed elettrificazione, ma trarrà vantaggio anche dalle iniziative nazionali in materia di clima come la NextGeneration EU e il piano industriale Green Deal.
“Le credenziali ESG delle sue aziende pongono la regione in una posizione di vantaggio, con molte imprese europee che vantano i rating ESG più elevati nei mercati global”, sottolinea l’esperto. Grandi nomi del mondo della sostenibilità come ABB, azienda di beni strumentali diversificati che beneficia di tendenze di crescita strutturale in settori quali i veicoli elettrici, l’automazione di fabbrica e le energie rinnovabili, Bureau Veritas, leader nella certificazione navale di cui si stima il 65% del ricavato sia legato alla sostenibilità e Infineon Technologies, azienda di produzione di chip utilizzati nei veicoli elettrici, sono proprio europei.
Il segreto che fa da cardine a questo cambiamento? Ricerca e sviluppo sono le due parole chiave che accompagnano i miglioramenti all’interno delle imprese europee. Barnfather ricorda che “delle 20 maggiori società europee quotate in Borsa, 12 sono attualmente classificate tra le prime 50 società per investimenti in R&S a livello globale”.
A rendere ancora più interessante l’Europa, è il fatto che continua a guardare anche al di fuori dai propri confini. Infatti le aziende della regione traggono, ad oggi, almeno la metà dei loro ricavi da paesi terzi e un quarto dai mercati emergenti.
Un mercato dalla forte produttività
Se ancora gli investitori avessero dubbi a puntare sull’azionario europeo, l’esperto ricorda che “gli utili europei sono cresciuti del 51% dal picco pre-pandemia del 2019, superando gli utili statunitensi, che sono aumentati del 35% nello stesso periodo”.
Infatti, dopo molti anni in cui l’Europa faticava a tenere il passo, i suoi margini di profitto hanno raggiunto massimi che non si vedevano da tempo, arrivando quasi in pari con i margini globali. Tutto questo dipende da una elevata produttività finanziaria accompagnata da fondamentali migliori e minori rischi, anche se gli investitori sembrano non essersene ancora accorti, continuando a preferire i titoli statunitensi. Forse è arrivato il momento di cambiare il proprio focus e abbandonare un approccio solo americanocentrico.



