L’Italia è tra i primi quattro paesi che hanno gestito nel modo peggiore la pandemia da covid
Il Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali ha analizzato 28 paesi sulla base di 4 parametri
Nello stesso tempo “si è fatta un’enorme spesa pubblica assistenziale a deficit, sono stati previsti bonus, sono stati spesi 30 miliardi tra ra cassa integrazione e sostegni vari, ma poco nulla per i trasporti, solo sussidi a taxi, bus turistici e Ncc, ma zero convenzioni per farli lavorare. Poco per la scuola, solo patetici banchi e nessuna convenzione con strutture come le scuole paritarie per decongestionare i flussi di studenti soprattutto fuori dalle strutture scolastiche stesse. Pochissimo per la gestione sanitaria che ha visto scarsi miglioramenti sul fronte dei posti letto, delle terapie intensive, del personale, dei tamponi e dei vaccini antinfluenzali; solo code ai drive-in e nei pronto soccorso. Nessun piano di rilancio del Paese, solo Stati generali, sussidi a tutti, anche a malavitosi e falsi poveri” sottolinea Brambilla.
La prova dei numeri
Per dare un lato concreto a tutte queste affermazioni il Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali ha analizzato 28 paesi sulla base di 4 parametri:
a) il numero di decessi ogni 100mila abitanti;
b) la perdita di Pil causata dalla pandemia ma soprattutto dalle misure adottate dai vari governi;
c) il deficit del bilancio 2020 che dipende dalle minori entrate fiscali e contributive e dalle maggiori spese sostenute dagli Stati con provvedimenti legislativi e “scostamenti di bilancio” vari;
d) infine, la previsione del rapporto debito pubblico/Pil a fine 2020. A ciascuno di questi 4 parametri è stato attribuito un peso che è poi stato ponderato, Paese per Paese, alla media del gruppo preso in esame.
Il presupposto è dunque quello che se un paese ha avuto tanti morti ma anche una forte contrazione del Pil (causa chiusura attività) e contemporaneamente ha anche maturato un forte deficit di bilancio, significa che ha messo in campo una strategia del tutto sbagliata. E dunque più “l’indice totale di performance” è alto e peggio si sono comportati i decisori politici. L’Italia ne è l’esempio per eccellenza e infatti è tra i peggiori quattro.
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire cosa raccontano i quattro indicatori messi in campo.
1) Numero di decessi ogni 100 mila abitanti: l’Italia è al settimo posto con secondo la classifica della John Hopkins University. Belgio, Regno Unito e Messico hanno registrato numeri leggermente maggiori. Ma c’è anche da dire che in Italia la spesa per la protezione sociale è di molto superiore rispetto a quella dei paese sopra citati. E dunque ci si rende conte che non è una buona notizia che l’Italia sia nell’insieme di quei paesi che hanno una bassa spesa per il welfare.
2) Perdita del Pil: secondo le stime del Fmi l’Italia si classifica al 4° posto con un -10,65% preceduto dalla Spagna con un -12,83%, l’Iraq (-12,06%) e l’Argentina (-11,78%). Anche in questo caso non è proprio così brillante essere messi al pari dell’Argentina (che ha subiti diversi fallimenti) e dell’Iraq.
3) Il deficit di bilancio 2020: in questa classifica l’Italia, si posiziona al 9° posto con un – 12,98%, preceduta dal Canada (-19,92%), dagli Stati Uniti (-18,72%), Iraq, Brasile, Regno Unito, Giappone, Spagna e India (-13%). Gli Stati Uniti, 8° per numero di decessi, sono al 22° posto per perdita di Pil.
4) previsione del rapporto debito pubblico/Pil a fine 2020: n questa classifica, l’Italia è al secondo posto con il 161,8%, preceduta dal Giappone con il 266,2% e seguiti dagli Usa con il 131,2%.
La situazione italiana e il modello tanto decantato da Conte nei mesi scorsi non è dunque stato così vincente. Anzi, ha messo in piedi un sistema non sostenibile e con molte lacune che sono pesate.

