Le nuove abitudini hanno contribuito ad abbattere i timori relativi a furto o danneggiamento d’auto, ad una aggressione o ad un attentato terroristico
Lato economico, il 64% degli intervistati ha subito o pensa che subirà̀ una riduzione delle entrate
E dunque, come abbiamo visto l’emergenza sanitaria ha sottolineato l’importanza del tutelarsi da eventi imprevisti. Il 62% degli italiani ritiene infatti positivo il fatto di poter disporre della protezione di una polizza (contro il 55% del 2019). Solo il 7% (contro l’11% europeo) si definisce “molto ben protetto”, anche se aumenta la percentuale di chi si sente “abbastanza protetto” (55%; +6 %) e diminuisce chi si sente “non molto protetto” (30%; -7 %). “La pandemia ha, quindi, accentuato il desiderio di protezione degli italiani in particolari su alcuni ambiti ritenuti più̀ impattanti. Al primo posto la malattia grave (40%; +7%.; in Germania è solo il 26%), seguita dalla perdita del lavoro (36%, +7 % il 19% in Germania) e dalle perdite finanziarie/riduzioni delle entrate (35%; +6%). In forte aumento anche le risposte relative alla malattia cronica, alla perdita di indipendenza all’incidente e alla morte”, si legge dal report.
Per quanto riguarda l’aspetto economico il 64% degli intervistati ha subito o pensa che subirà̀ una riduzione delle entrate. Una percentuale ben superiore rispetto alla media europea (58%) e a paesi come Germania (45%) e Francia (48%). A determinarla è per il 35% degli intervistati una temporanea riduzione del salario, per il 24% l’abbassamento delle ore di lavoro e per il 21% la perdita del lavoro. Proprio a causa dell’emergenza, inoltre, più̀ della metà degli italiani (il 56%, contro il 53% a livello europeo e il 33% in Germania) ha dovuto o dovrà posticipare o rinunciare del tutto ad un acquisto importante. Solo il 16%, invece, ha avuto o si aspetta di avere difficoltà nel saldare le bollette: un dato che sorprende se confrontato con la media europea (20%). Ma quanto ci vorrà per ripristinare il tasso di disoccupazione ai livelli pre-Covid? Su questo gli italiani sono più̀ pessimisti rispetto agli altri europei. Solo per il 3% (il 7% in Europa) bisognerà attendere fine anno, mentre il 59% (contro il 48% europeo, il 45% in Germania) crede che ci vorranno 3 anni o più̀.

