“Riteniamo che sia giunto il momento di chiudere il trade di sovrappeso dell’Eurozona contro gli Stati Uniti”, a prescindere dalle valutazioni. L’Europa, hanno affermato Mislav Matejka e i suoi colleghi di JPMorgan, “è ancora a buon mercato, ma storicamente si è comportata come un’operazione ad alto beta sulla via del ribasso, se si tiene conto delle passate recessioni statunitensi”.
“Ci aspettiamo una certa debolezza a breve termine dei titoli europei nel prossimo trimestre… riteniamo che la delusione per gli utili aumenterà gradualmente fino al 2023”, ha affermato il chief european equity strategist di Morgan Stanley, Graham Secker
La corsa delle azioni europee e la loro relativa sovraperformance sarebbe ormai alle spalle: sarebbe dunque tempo di prendere beneficio su questo mercato, hanno affermato in una nota di martedì scorso gli analisti di JPMorgan.
La nuova destinazione azionaria, tuttavia, non dovrebbe essere Wall Street, le cui valutazioni rimangono elevate anche a paragone di quelle europee, bensì il Regno Unito, il Giappone o la Svizzera.
Per diverso tempo JPMorgan era stata rialzista sull’azionario del Vecchio Continente e, dalla fine di settembre, gli sviluppi di mercato hanno confortato questa scelta: in valuta locale il Msci European Economic and Monetary Union Index è salito di quasi il 28%, “doppiando” la performance dell’S&P 500 americano, ha riportato Bloomberg. Se si considerasse il recupero dell’euro nel confronto l’investitore americano avrebbe avuto un vantaggio ancor più ricco.
“Riteniamo che sia giunto il momento di chiudere il trade di sovrappeso dell’Eurozona contro gli Stati Uniti”, a prescindere dalle valutazioni. L’Europa, hanno affermato Mislav Matejka e i suoi colleghi di JPMorgan, “è ancora a buon mercato, ma storicamente si è comportata come un’operazione ad alto beta sulla via del ribasso, se si tiene conto delle passate recessioni statunitensi”.
Bce e Fed, attese sulle future mosse prendono due strade diverse
Mentre l’ultimo dato sull’inflazione ha iniziato a mostrare speranze più concrete su una pausa nei rialzi dei tassi della Fed, elemento potenzialmente gradito alle azioni americane, lo scenario Europeo ha inviato un segnale opposto. Secondo l’ultimo sondaggio condotto dalla Bce e pubblicato l’11 maggio, le aspettative sull’inflazione da parte delle famiglie europee sono aumentate considerevolmente, portandosi ben al di sopra dell’obiettivo del 2% anche nel medio termine. Nel giro di un anno, hanno affermato le famiglie ad aprile, l’inflazione si troverà al 5% (contro il 4,6% previsto nel sondaggio di marzo). E nei prossimi tre anni l’aspettativa è cresciuta dal 2,4 al 2,9%.
Benché le aspettative dei consumatori siano influenzate dall’inflazione sperimentata nel recente passato, l’attesa di prezzi più alti nel futuro può cambiare il comportamento e, in particolare, le richieste salariali in un contesto di bassa disoccupazione. Il costo di salari più elevati potrebbe essere trasferito, dalle imprese ai consumatori, sotto forma di prezzi più elevati. Questo potrebbe produrre i presupposti di un’inflazione più elevata in modo persistente e incoraggiare la Bce ad alzare i tassi in modo più deciso o prolungato.
Che ci saranno altri rialzi lo ha chiaramente anticipato la presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, in seguito all’ultimo provvedimento da 25 punti base, deciso la scorsa settimana: “E’ un viaggio e non siamo ancora arrivati”, ha affermato Lagarde. Il rialzo dei tassi è stato uno degli elementi favorevoli per il comparto bancario europeo che ha macinato utili record ed è avanzato i Borsa trainando, ad esempio, il listino milanese. In generale, però, l’aspettativa di un possibile contraccolpo dei rialzi sulla crescita economica potrebbe colpire l’azionario europeo.
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I settori che potrebbero deludere di più
Secondo JPMorgan, infatti, le sorprese positive incassate dal mercato europeo, come una crisi energetica più moderata del previsto e la riapertura della Cina, stanno lasciando il passo a una nuova fase più incerta. In termini di settori la banca americana, infatti, suggerisce di posizionarsi su titoli difensivi come consumi essenziali, utility e sanità (avevamo approfondito le azioni difensive qui).
Anche gli analisti di Morgan Stanley, in un podcast del 4 maggio scorso, hanno iniziato a dubitare sul potenziale di crescita delle azioni europee da qui in avanti: “Ci aspettiamo una certa debolezza a breve termine dei titoli europei nel prossimo trimestre… riteniamo che la delusione per gli utili aumenterà gradualmente fino al 2023”, ha affermato il chief european equity strategist di Morgan Stanley, Graham Secker. “I catalizzatori di questa delusione sono il rallentamento della crescita economica a partire dal secondo trimestre, il continuo calo dei margini di profitto e l’aumento dei venti contrari dovuti al rafforzamento dell’euro”. Secondo Secker, un’analisi storica della redditività decennale suggerisce che al momento, i settori più a rischio di delusione sono trasporti, semiconduttori, materiali da costruzione, energia e automobili. Sul versante opposto, invece, si trovano vendita al dettaglio, finanziari diversificati, media, prodotti chimici, immobiliare e software.

