In un contesto ad altissima volatilità con i mercati scossi da inflazione, tassi e ora dalla fragilità del
sistema bancario, la pioggia di dividendi che sta per arrivare a Piazza Affari può essere
un’occasione di entrata e di guadagno da non sottovalutare.
Dopo i 23 miliardi del 2022, il 2023 non sarà da meno. Secondo Edoardo Fusco Femiano, fondatore
di Dld Capital Scf, “il Ftse Mib a oggi capitalizza poco più di 590 miliardi di dollari, con un dividend
yield atteso del 5,28%, pari a circa 31,1 miliardi”.
Chi incassa i dividendi
È importante ricordare che il diritto a incassare il dividendo – che è la porzione degli utili
distribuita da una società in favore degli azionisti, a titolo di remunerazione del capitale di rischio
investito – matura se si ha quello specifico titolo in portafoglio, ma anche se si vende il titolo nel
giorno stesso dello stacco: nello stesso giorno il titolo quoterà già ex dividendo e l’operazione
risulta neutrale. Non si ha dunque diritto a incassare il dividendo se si vende il titolo il giorno
precedente allo stacco o se si compra il titolo nel giorno dello stacco. Tra aprile e maggio saranno staccati la gran parte dei dividendi: due gli appuntamenti clou: uno il 24 aprile e l’altro il 22 maggio con la maggior parte delle società coinvolte
Investire in base ai dividendi
-permette di avere una rendita costante
-protegge dalla volatilità
-è un investimento sicuro
-è una scelta adatta a un portafoglio a basso rischio
-è una scelta adatta a un investimento a medio lungo termine
Dividend Yield a confronto
Sul completo, attenzione ad Autostrade Meridionali, che con un 22,5% si piazza in prima posizione
tra tutte le società quotate sul listino italiano. Seguono Saras (13%) e MFE (11,7%). Tra i titoli che
presentano un dividend yield a due cifre troviamo Jonix e Cairo Communication (10,4% entrambe),
poco più giù il terzetto formato da Banca Ifis (9,9%), Intermonte (9,9%) ed Equita (8,9%).
Da incorniciare anche Stellantis, il cui dividendo va oltre 8 punti percentuali (8,3%). Poco distante
c’è Mediobanca con il suo 8,1% e Unipol con un 7,9%. Numeri importanti anche nell’energia: da Eni ed Enel, i cui dati rispettivamente si attestano al 7,5
ed al 7,3 per cento. Seguono Unipolsai (+7,1%) ed Intesa Sanpaolo (6,8%).
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