Continua a crescere lo spazio che gli Etf si stanno ritagliando nel mercato del risparmio europeo: se nel 2015 erano investiti in Etf 487 miliardi di dollari, il dato, a fine 2023, è cresciuto a 1729 miliardi. Questi sono i numeri che hanno aperto l’Etf Retail Forum, l’evento organizzato da Euronext presso Borsa Italiana, che ha approfondito il processo di diffusione dell’Etf come strumento finanziario anche per i risparmiatori al dettaglio – e non solo per grandi investitori istituzionali.
Il 70% del denaro che, in Europa, viene investito in Etf è rappresentato dai prodotti azionari, ha affermato Fabrizio Zumbo, Senior Specialist Advisory Research Centre di Vanguard, mentre solo il 25% è obbligazionario – anche se quest’ultima componente ha conosciuto una crescita negli ultimi anni. In particolare, i dati mostrano che gli europei acquistano Etf che investono in primo luogo in Nord America (per il 35%) e in azioni globali (29%). Solo il 22% dei capitali è investito in Etf azionari focalizzati sul Vecchio Continente. Lo scorso anno non è cambiata la preferenza per gli Etf “core”, in particolare quelli che investono in azioni degli Stati Uniti. Con oltre 33 miliardi di raccolta, poi, ha riscosso un notevole riscontro anche il segmento degli Etf “sostenibili”. Lo stesso non può dirsi, invece, per gli Etf tematici e settoriali, che risultano le uniche due categorie da cui è fuoriuscito denaro nel 2023.
La crescita degli Etf a reddito fisso
Secondo Zumbo, uno dei temi principali del 2023 per il mercato degli Etf in Europa è stata proprio la crescita degli obbligazionari – che per la gran parte investono in titoli governativi, che rappresentano il 37% delle masse, seguiti dagli obbligazionari corporate (32%). “Il 2023 è stato il secondo migliore anno in termini di raccolta per gli Etf, con 166 miliardi di dollari” investiti dall’Europa, ha affermato Zumbo. In particolare, la componente azionaria ha raccolto 98 miliardi di dollari, mentre gli Etf obbligazionari sono arrivati a quota 70 miliardi, registrando così “il migliore anno di raccolta di sempre per gli Etf fixed income in Europa”.
La crescita della “parte obbligazionaria” del mercato degli Etf è “molto interessante perché fino a qualche anno fa non era molto conosciuta”, ha dichiarato Zumbo, per il quale la crescita nell’offerta di prodotti e la loro sempre maggiore specializzazione sono stati fra i fattori che hanno guidato la maggiore affermazione degli Etf obbligazionari.
In generale, quali sono i fattori che hanno contribuito a far crescere il mercato degli Etf anche in Europa, da sempre in ritardo rispetto agli Usa su questo terreno? Secondo Zumbo, parte della risposta risiede in una maggiore “cultura finanziaria”, che tende a favorire prodotti particolarmente efficienti per i portafogli, anche per i risparmiatori al dettaglio. “Stiamo vedendo che in alcuni paesi europei il private banking e i wealth manager stanno sempre di più conoscendo gli Etf”, ha dichiarato l’esponente di Vanguard, “e li stanno introducendo nei loro portafogli”.
Inoltre, “c’è stato un abbassamento dei costi di gestione” e una crescente specializzazione che, fra le altre cose, ha fatto crescere la domanda di Etf da parte di investitori istituzionali come “assicurazioni e fondi di fondi, che stanno cercando di abbassare i costi di gestione sui prodotti finali”.
Come sta cambiando la platea degli Etf
“La tendenza che osserviamo dagli Stati Uniti è di una maggiore richiesta di prodotti Etf da parte della clientela retail e retail fai-da-te”, ha dichiarato nel corso della tavola rotonda Andrea Semino, Etf & Index Sales Director di Fidelity International, “questa tendenza deriva dall’esperienza della pandemia, con una clientela al dettaglio chiusa in casa che ha iniziato a comprare e vendere azioni e criptovalute”. In Europa, ha aggiunto Semino, il fenomeno si osserva in un altro dato “con 8 milioni di piani di accumulo in Etf”.
Nella percezione degli investitori italiani, lo status degli Etf è cambiato molto dal 2008 a oggi, ha affermato Giancarlo Sandrin, Head of Wholesale distribution, Southern Europe, presso LGIM. “Quando incontravo gli investitori istituzionali per parlare con loro degli Etf mi veniva detto che questo prodotto era considerato prettamente retail e inadatto per i loro scopi”, ha detto Sandrin, “Alla fine, poi, le cose sono andate diversamente”, ha aggiunto, “e i principali utilizzatori di Etf in Italia e in Europa oggi rimangono, in termini di masse, gli investitori istituzionali; l’evoluzione verso la clientela retail c’è stata solo in parte”.
Secondo Ivano Di Guida, Head di Xtrackers Sales Italy, “gli Etf sono diventati una condizione necessaria per abbassare i costi nelle gestioni degli investitori istituzionali, non soltanto per la parte azionaria, ma anche obbligazionaria”, grazie a una pluralità di strumenti che “consentono un’asset allocation dinamica in Etf”. Al contempo, per gli investitori al dettaglio le richieste restano focalizzate sui prodotti azionari o comunque “ad alta volatilità”, ha aggiunto Di Guida, “non è ancora arrivato a comprare Etf obbligazionari anche se ci si sta avvicinando”.

