Per il bitcoin lo scorso 10 gennaio è stata una data storica in quanto, dopo anni caratterizzati da ripetuti semafori rossi, la SEC statunitense ha approvato la quotazione dei primi Exchange Traded Funds (Etf) spot su Bitcoin. Un via libera che da molti è stato letto come un ulteriore passo nel percorso verso la consacrazione mainstream del bitcoin e in generale dei digital asset.
L’agognato via libera simultaneo a ben dodici Etf spot sul bitcoin è arrivato dopo tanti anni di illusioni a cui erano seguite sempre e solo fumate nere. Ad esempio nel 2021 c’era stato un certo ottimismo in quanto il nuovo presidente della SEC, Gary Gensler, aveva parlato al MIT dell’argomento. Ma alla fine prevalse la logica che semplicemente non esistevano ancora abbastanza meccanismi di protezione per creare un mercato resistente alle frodi e alla manipolazione.
Un primo momento di svolta si è verificato quando la SEC ha consentito gli Etf sui futures, compresi gli Etf sui futures bitcoin. Successivamente nel 2023 ha visto un giudice federale si è pronunciato a favore di Grayscale nella sua causa che contestava la decisione della SEC di negare la conversione di Grayscale Bitcoin Trust (BTC) in un Etf.
Non capita spesso che la SEC perda. Nonostante ciò, persistevano timori circa il fatto che la SEC adducesse ulteriori ragioni per negare l’approvazione. Alla fine, aveva tempo fino al 10 gennaio per prendere una decisione. “Solo quando la SEC ha iniziato a commentare i prospetti dopo alcuni anni di silenzio è diventato chiaro che ciò ha aperto la strada al progresso. Poi gli emittenti di Etf hanno presentato dichiarazioni di registrazione di tipo S-1 aggiornate che includono il prospetto. Questo è successo un paio di mesi fa”, rimarca Ryan Louvar, Chief Legal Officer presso WisdomTree.
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Ruolo in portafoglio come potenziale diversificatore
Cosa aspettarsi per i prossimi mesi e anni? Se guardiamo indietro alla nascita del settore degli Etf statunitensi con l’SPDR, ci sono voluti un paio d’anni perché l’SPDR decollasse davvero e guadagnasse terreno. Ora ha più di 20 anni e supera i 300 miliardi di dollari di patrimonio. “Penso che vedremo lo stesso con Bitcoin”, taglia corto Ryan Louvar che ricorda come già due anni fa i consulenti finanziari riferivano di clienti intenzionati ad avere almeno una parte del loro portafoglio in un asset che possa fungere da diversificatore. “Deve essere il cliente giusto poiché il bitcoin è un asset volatile, quindi c’è del rischio”.
C’è in aggiunta il capitolo trasparenza. Gli Etf devono rendere pubbliche le loro partecipazioni, quindi la quantità di bitcoin detenuta da un Etf spot sarà disponibile ogni giorno sul sito web dell’emittente. “Tenere bitcoin nel proprio portafoglio può avere qualche merito per molte persone, ma molti non capiscono questo meccanismo o non vogliono capirlo. Un Etf è un involucro che capiscono e viene fornito con la tradizionale supervisione di terze parti”, spiega l’esperto di Wisdomtree.
Chi sarà il prossimo?
Guardando agli Stati Uniti, queste approvazioni avranno importanti risvolti per il settore degli asset digitali. Il prossimo punto di svolta potrebbe essere Ether, la seconda criptovaluta più grande. Ora ci sono Etf che detengono futures sull’Ethereum. Guardando indietro, agli Etf è stato inizialmente consentito dalla SEC di detenere futures su Bitcoin e poi, alcuni mesi dopo, futures su Ether. E pertanto la crypto numero due al mondo è una seria candidata ad essere la prossima ad attirare l’attenzione.
