Il Tondo Doni: se gli Uffizi diventano digitali

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La Galleria degli Uffizi ha fatto riprodurre in nove copie digitali il dipinto di Michelangelo Buonarroti Tondo Doni. La prima di queste copie è stata venduta per 240mila euro. In ossequio alla visione del direttore della Galleria, Eike Schmidt, secondo cui il museo è un’azienda, gli Uffizi ripeteranno il redditizio esperimento con altre opere. Dal punto vista legale, non esistono impedimenti. Da quello dell’arte, che pure accetta la novità di buon grado, non sottolineare le differenze tra opera materica e digitale è un errore

di Sharon Hecker

Storica dell’arte e curatrice americana (laurea alla Yale University, dottorato alla UC Berkeley), esperta di arte italiana moderna e contemporanea. Ha collaborato con musei come la Peggy Guggenheim Collection. Ideatrice di The Hecker Standard fornisce consulenze su due diligence a collezionisti, studi legali, wealth manager e family office. Membro dell’Advisory Board, International Catalogue Raisonné Association (ICRA), Vetting Committee TEFAF NY (Committee Chair) e Maastricht, e coordina l’Expert Witness Pool della Court of Arbitration for Art (CAfA).

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