Gli accertatori devono agire seguendo la massima diligenza al fine di non ledere l’altrui sfera giuridica
Se l’accertamento è sbagliato il contribuente ha diritto a ottenere il risarcimento del danno
Se l’accertamento condotto dal fisco si rivela errato, producendo danni a carico del contribuente, quest’ultimo potrà far valere il diritto ad essere risarcito.
Come emerge dalla lettura della parte motiva dell’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione, n. 5984 del 2023, ove dimostrato che se gli accertatori avessero usato maggiore diligenza nell’effettuare i controlli a carico del contribuente questi sarebbe andato incontro a responsabilità di natura fiscale diverse da quelle che, invece, si sono manifestate (a causa di eventuali errori, anche di calcolo), avrà diritto al risarcimento del danno.
Come deve svolgersi l’attività degli accertatori?
Secondo quanto riportato nel testo dell’ordinanza in commento, i giudici mettono in evidenza che l’attività, in senso lato, della pubblica amministrazione, anche nel campo della pura discrezionalità, deve sempre svolgersi nei limiti posti dalla legge e dal principio primario del neminem laedere, di cui all’art. 2043 c.c.
In questo senso, ove risultasse accertato – anche dal giudice di merito – l’esistenza da parte della condotta della pubblica amministrazione di un comportamento doloso o colposo a carico del contribuente che, in violazione al principio del neminem laedere, ha causato a quest’ultimo una violazione di un diritto soggettivo, quest’ultimo avrà diritto a vedersi riconosciuto il risarcimento del danno.
La pubblica amministrazione, come rimarcano i giudici, è tenuta infatti a osservare i principi di legalità, imparzialità e buona amministrazione. Si tratta di limiti che si pongono quale argine alla attività discrezionale della P.a.; la quale, altrimenti, sarebbe illimitata e svincolata da ogni esercizio di controllo sul suo operato.
Quando ha diritto al risarcimento del danno il contribuente? In che circostanze si può ricorrere contro un atto di accertamento?
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Il caso di specie
Nel caso di specie, sottoposto al vaglio dei giudici di legittimità, è stato messo in evidenza che se gli accertatori avessero agito correttamente e diligentemente la loro attività di controllo non avrebbe innescato il coinvolgimento del Pubblico Ministero; il quale, proprio sulla scorta di calcoli errati e valutazioni sbagliate, è stato indotto ad esercitare l’azione penale nei confronti del contribuente.
A tal riguardo, la Corte ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno del contribuente alla luce del nesso causale esistente tra l’errore compiuto dagli accertatori (da cui è partita l’azione penale del Pubblico Ministero), il fatto causativo del danno e la prova (così come successivamente emersa) del medesimo.

